Annales_4:Si vis pacem para bellum

Annales_4

Posted by Massimo Meridio On lunedì 26 marzo 2012 0 commenti

Egli adottò un nuovo verso, l'esametro dattilico, utilizzato dall'epica greca in età omerica, ma sconosciuto alla poesia romana. Non furono pochi gli ostacoli da superare per piegare al nuovo metro la lingua latina, ma l'uso sapiente che Ennio stesso seppe fare del nuovo metro testimonia il suo desiderio di una spinta fortemente innovatrice nel gusto ancora rozzo dei Romani (il poeta è convinto che Roma meriti un canto altrettanto alto come i poemi omerici).
A noi sono rimasti solamente il verso iniziale e il proemio del primo libro e un secondo proemio posto all'inizio del VII libro. "Muse, che danzate sopra al grande cielo...": già dal verso iniziale si coglie una prima differenza con Livio Andronico, infatti si può notare come il popolo romano abbia accettato di "grecizzarsi" accettando così l'esistenza delle Muse e inoltre Ennio sostiene addirittura di aver incontrato il simulacrum di Omero che è entrato in lui mediante la metempsicosi. Il tema del sogno è un topos letterario molto ricorrente in Esiodo, storicamente esistito a differenza di Omero. Egli infatti nella Teogonia racconta di aver incontrato le Muse proprio in seguito ad un sogno e che loro stesse gli abbiano dato il titolo di POETA.

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