Letteratura latina _32:Si vis pacem para bellum

Letteratura latina _32

Posted by Massimo Meridio On martedì 27 marzo 2012 0 commenti

Germania:
La Germania è una breve monografia di argomento geo-etnografico, composta e pubblicata intorno al 98. Il testo è diviso in due parti. Nella prima, dopo rapidi cenni riguardo la posizione e i confini della regione, vengono trattati gli aspetti comuni a tutte le tribù germaniche: origini e aspetto fisico della stirpe; configurazione del territorio, clima; usi, credenze, istituzioni e costumi dei Germani nella vita pubblica e nella vita privata. Nella seconda parte vengono analizzate le caratteristiche particolari delle singole popolazioni germaniche. Partendo dalle sponde del Reno, l’autore s’inoltra nell’interno del paese fino al Mar Baltico, passando in rassegna una settantina di popoli. L’opera si conclude con un suggestivo accenno a misteriose genti ancor più remote. Di tutte le sue fonti, verosimilmente Livio, Sallustio, Cremuzio Cordo, Plinio il Vecchio, Tacito nomina soltanto Cesare, definito summus auctorum che scrisse un excursus etnografico sui Germani nel De bello Gallico. La Germania veniva vista dalle genti dell’Europa meridionale come un paese favoloso e remoto, il Reno appariva come il confine naturale tra mondo civile e barbarie, anche se per oltre mezzo secolo Roma tentò di varcarlo e di stabilire il proprio dominio, assestandosi il più delle volte su posizioni difensive, essendo l’espansionismo romano traumaticamente arrestato dai Germani. Tacito non si sottrae alla suggestione di un popolo che gli apparve vigoroso, fiero ed integro: i Germani sono descritti come guerrieri forti e intrepidi che disdegnano il lusso, non temono nessun pericolo ed ambiscono unicamente a segnalarsi per il loro valore in battaglia. Le donne non sono da meno per coraggio, fierezza ed energia. L’elogio dei Germani sottintende un continuo confronto con Roma, svolto in modo indiretto ed allusivo.  Secondo l’autore a rendere così ardua la sottomissione dei Germani è l’amore per la libertas che da sempre contraddistingue le tribù germaniche. La virtus di un popolo è indivisibile dalla sua libertà. Se i Germani sono indomabili è perché essi sono liberi: questo concetto – fondamentale nel pensiero politico tacitiano – assume un evidente significato polemico nei confronti della recente storia dell’impero, caratterizzata dalla perdita della libertas e dal degrado dei valori del popolo romano. L’autore non si astiene dall’evidenziare i caratteri negativi dei Germani, la loro indolenza, la crudeltà, la rissosità, l’ubriachezza, l’inettitudine alle attività che non siano guerresche, ma è forse con un misto di sarcasmo e di angoscia che Tacito annota le debolezze dei Germani, sperando che proprio da esse possa derivare la salvezza per Roma, altrimenti destinata a perire sotto l’impeto delle tribù.

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