Letteratura latina _29:Si vis pacem para bellum

Letteratura latina _29

Posted by Massimo Meridio On martedì 27 marzo 2012 0 commenti

PLINIO IL GIOVANE:

Nacque nel 61/62 d.C. a Como. Studiò a Roma e fu allievo di Quintiliano. Fece una brillante carriera politica sotto Domiziano e Traiano che lo volle al consilium principis. Morì nel 112/113. Scrisse molte opere che sono andate perse, ma ce ne sono pervenute due: Il Panegirico di Traiano e
Il Palegirico di Traiano:
L’unica orazione di Plinio conservata è il discorso di ringraziamento all’imperatore che pronunciò in Senato assumendo la carica di console e che poi rielaborò e ampliò per pubblicarlo. Traiano viene presentato come un dono fatto dagli dei ai Romani per il bene dell’impero e dotato di qualità che lo assimilano ad una divinità, anche se egli nella sua modestie non pretende, come Domiziano, onori divini. Vengono rievocate le vicende che hanno portato alla sua elezione a imperatore, esaltando le sue straordinarie qualità come comandante dell’esercito, la sua generosità, la sua affabilità e modestia. Traiano viene descritto come la rappresentazione perfetta dell’optimus princeps. La giustizia e la clemenza in cui Traiano eccelle e la fiducia e l’affetto reciproci, che lo legano al Senato e al popolo, garantiscono all’impero un futuro di pace e di prosperità. E’ evidente che tra gli scopi principali di Plinio vi è quello di incoraggiare la politica adottata da Traiano, che garantisce onori e privilegi alla classe a cui egli stesso appartiene e che lo scrittore riconosce a Traiano il diritto di esercitare un potere assoluto. Ovviamente Plinio adotta uno stile elevato, ornato ed enfatico.
L’epistolario:
L’opera più importante di Plinio è una raccolta di epistole di 10 libri. I primi nove contengono lettere agli amici che l’autore pubblicò quando partì per la Bitinia: sono circa 250 epistole a più di 100 destinatari. Il X libro contiene lettere scambiate tra Plinio e Traiano che sono circa 120. E’ probabile che buona parte delle lettere sono state effettivamente spedite ai destinatari, ma molte altre furono scritte esclusivamente per essere pubblicate. Questa è la sostanziale differenza tra Plinio e Cicerone, in quanto il primo scrive anche in previsione della pubblicazione mentre il secondo scrive epistole esclusivamente private, ma pubblicate solo postume alla sua morte. Per quanto riguarda l’ordine è ispirato al criterio della varietas degli argomenti e delle situazioni. L’epistolario documenta, sostanzialmente, le occupazioni e le abitudini di un cittadino romano di successo sotto l’impero, dai discorsi in Senato agli inviti a cena, alle visite di cortesia ecc. Dalle epistole emerge la spiccata e positiva personalità di Plinio, la sua onestà morale, la cultura raffinata, il buon gusto, l’humanitas, fatta di cortesia, affabilità, comprensione per le difficoltà altrui indulgenza per i difetti e compiacimento per i successi degli amici. Oltre ai lati positivi emergono anche i limiti di Plinio: la vanità, che si rivela nel continuo bisogno di riconoscimenti, un eccessivo ottimismo. La frequenza delle epistole di argomento letterario conferma l’importanza centrale della letteratura nella vita di Plinio. Affiora, anche, una certa superficialità: Plinio non vede i sintomi della crisi culturale che il suo stesso maestro, Quintiliano rilevava. L’epistolario ha un notevole valore dal punto di vista sia storico-culturale che stilistico: scritto in modo limpido e conciso, elegantemente e con voluta semplicità e con largo uso di figura retoriche.

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